lunedì 19 ottobre 2009

Anne Holt – Quello che ti meriti

Attirato con la Trilogia di Stieg Larsson nella novelle vague del noir scandinavo, ho pensato di tastare il polso ad Anne Holt, scrittrice norvegese, che passa per esserne una delle più valide esponenti.
Complice un 30% di sconto alla Coop, la mia scelta è caduta su “Quello che ti meriti” un romanzo interessante di cui voglio parlarvi prima che la mia memoria si inghiotta tutto.



Anne Holt è una donna che nella vita fa un sacco di cose. E' stata avvocato, è stata giornalista televisiva, ha lavorato per la polizia e – per un paio d'anni – è pure stata ministro della giustizia del suo paese.
Insomma, una ragazza attiva.
Come scrittrice, ha pubblicato una dozzina di racconti, quattro dei quali tradotti anche in Italia.
Quello che ti meriti, è il primo romanzo dove compare la strana coppia di investigatori (dolente la definisce la quarta di copertina) Stubo e Vik.

Sono oltre 400 pagine di un racconto gradevole, forse un po' lento all'inizio ma che piano piano prende ritmo, sino a divenire davvero avvincente.

E' una storia che per la propria costruzione, ed anche per alcune suggestioni, strizza l' occhio al Jeffrey Deaver del Collezionista di ossa.
E tuttavia, la strana coppia di investigatori norvegesi, è davvero molto più umana (o forse solo molto più europea?) di quanto riescano ad esserlo Lincoln Rhyme ed Amelia Sachs di Deaver (nel film, rispettivamente quel bolso di Denzel Washington e quella racchia di Angelina Jolie).
Stubo è un poliziotto massiccio e rassicurante, pure bravo nel suo lavoro. Un omone tutto di un pezzo, segnato da una tragedia grottesca e terrificante. Non è l' eroe affascinante tipo “non deve chiedere mai”, bensì un nonno (non siate agghiacciati: in Scandinavia, si fanno figli a 20 anni, così non è affatto infrequente che un mio coetaneo sia...nonno!) affidabile, che perde tutta la sua sicurezza quando si tratta di fare la corte a Vik.
E Vik? Un matrimonio alle spalle che le ha lasciato una figlia con problemi psichiatrici. Una madre oppressiva e il dubbio se concedersi un'altra possibilità o meno. Oltre, naturalmente una specializzazione ed un grande talento da profiler.

La storia, come è naturale, non ve la racconto, ma tutto sommato è una storia che vale la pena di leggere.
Manca il personaggio che ti resta nel cuore (come Liesbeth Salander per intenderci) ma Stubo e Vik funzionano ed offrono (per me è un plus) una finestra aperta sulle persone comuni di Oslo.
Per quanto mi riguarda, con calma e non appena sarà operativo uno sconto da 30%, mi procurerò anche gli altri racconti tradotti.




1 commento:

  1. Mi hai decisamente incuriosito: ne prendo spesso una copia in mano in libreria e poi, per un motivo o per l'altro, finisco per non portarmelo fino alla cassa. Ti dirò.

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