martedì 1 dicembre 2009

Il simbolo Perduto di Dan Brown

Appartengo alla schiera di lettori affatto snob, che all' uscita del Codice da Vinci di Dan Brown, lo celebrarono come un bellissimo romanzo d'avventura.
Non stupisca quindi che appena uscita l' ultima fatica dell' autore americano, io abbia approfittato dell' immancabile -30% di sconto all' Esselunga per procurarmi una copia del voluminoso tomo.
Rilegato da libro serio, oltre 640 pagine di racconto, Il simbolo Perduto è il volume più ingombrante della mia biblioteca. Vinta l' ansia da prestazione, ho iniziato la lettura.

Da subito, ho compreso che l' amico Dan avrebbe seguito il detto "squadra che vince non si cambia". Non parlo solo del protagonista, ma anche degli ingredienti della storia e della costruzione della trama, con un incipit molto simile a quelli dei precedenti racconti.
Pronti via infatti, ci si trova coinvolti nell'ennesima caccia al tesoro con annessi enigmi ed ordini mistici occulti, i quali custodiscono segreti di immane portata, in grado di cambiare il mondo al loro disvelarsi.

Ecco, per un detrattore del nostro scrittore, la recensione potrebbe chiudersi così.
Non c'è molto da dire infatti sul monoepressivo Robert Langdon, il protagonista della saga, il cui spessore è di molto inferiore anche a quello del libro. Di lui si sa soltanto che si sveglia ogni mattina ad ore antelucane per farsi un numero esagerato di vasche in piscina e che insegna con buon successo simbologia all' università. Ah! Dimenticavo, da piccolo è scivolato in un pozzo e ne è rimasto traumatizzato, procurandosi una violenta forma di claustrofobia (oltrechè che una sfiga pazzesca, poiché ogni racconto gli capita di essere rinchiuso in qualche tipo di bugigattolo...).
Per intenderci, altro che Tom Hanks, dovevano farlo interpretare a Steven Seagal il film!

Però.
Però io non sono un detrattore a tutti i costi. Ed allora debbo proprio ammettere, che pur senza stregarmi (cosa invece successa col Codice), questo romanzone d'avventura, mi ha intrigato ed avvinto dalla prima all'ultima pagina.
Ritmo incalzante e colpi di scena che si susseguono con una frequenza talmente elevata da non farti neppure soffermare sulla bontà degli stessi.
Concludendo, non è roba per palati fini, ma un emozionante e ben congegnato racconto d'avventura, senza altre pretese che quella di far divertire. E vendere.

Il vostro blog della sera, lo ritiene ideale per una lettura digestiva dopo il pranzo di Natale.

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