domenica 6 dicembre 2009

Ecco un titolo da evitare: A serious man.

Ci sono sere che vuoi andre al cinema e, se anche in cartellone non ci sono film che ti attraggono, scegli il meno peggio, paghi il biglietto e ti accomodi in platea.
Stasera è andata così che ci siamo presentati a vedere "A serious man" dei fratelli Coen.

Non sono un raffinato cinefilo, il mio genere di film preferito è spettacolare, divertente e - di solito - a lieto fine, lo ammetto.
E tuttavia, la proiezione di questa sera resterà nella mia memoria come una delle (scegliete voi il termine più appropriato)**ate più pazzesche che mi sia mai capitato di vedere.
Si è trattato di 105 minuti di film lento all' inverosimile, farcito di sfighe e complessi psicologici che neppure Woody Allen in crisi avrebbe mai prodotto. Il protagonista, un insipido professore universitario, è sopraffatto da tutto. Dalla moglie, dall' amante di lei, dai rudi vicini di casa, dai figli che gli rubano i soldi, dal fratello che gli scrocca la vita, dai commericanti di dischi per corrispondenza, dagli studenti che lo ricattano e perfino dai rabbini cui si rivolge per ottenere conforto. Quando sembra essere in procinto di ricevere finalmente una buona notizia, il latore della medesima, muore di infarto.
Forse il motivo  di tanta sfiga è da ricercare nei primi 10 minuti di film (in yiddish), dove si assiste all' omicidio di un rabbino, avvenuto secoli orsono in Germania e che pare scatenare una maledizione. Ma chi lo sa?
Insomma, un pò Forrest Gump, un pò Fantozzi ebreo del Minnesota che però non intenerisce e non fa neppure ridere, anzi, innervosisce con il suo continuo ed implacabile subire.
L' amara ironia che talvolta strappa sorrisi alla platea, così pure come le facce di alcuni dei protagonisti, non bastano a scongiurare un giudizio pessimo, condiviso pressochè da tutti i partecipanti alla proiezione.

Concludendo: da evitare come la peste.

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