giovedì 10 dicembre 2009

Recensioni d'essai: GranTorino di Clint Eastwood

Questa settimana ho finalmente recuperato una mancanza che avevo accumulato durante la precedente stagione cinematografica. Ho affittato il cd di "GranTorino", penultima fatica dell' ottuagenario Clint Eastwood.

In molti me ne avevano parlato bene e così, quando si è presentata l'occasione l' ho scelto.
E' la storia di un vecchio (proprio lui, il monolitico Clint) pensionato americano, ex-operaio della Ford e reduce della guerra di Corea, che resiste ad abitare in un quartiere che piano piano si è trasformato in una sorta di Chinatown (anzi, Hmong-town, ma per lui è lo stesso).
Il vecchio Walt è un vecchio razzista, che mal digerisce l' invasione di quelli che per lui sono "musi gialli". E' tuttavia un tipo tutto di un pezzo e così come tiene alta la bandiera dell'americanità, lui che di cognome fa Kowalski, così mal digerisce i soprusi che una gang di teppisti asiatici infligge ai suoi vicini di casa.
E così, anche se un pò fuori tempo massimo, il Texano dagli occhi di ghiaccio, torna a vendicare le ingiustizie, menando cazzotti e fucilate.
Poco a poco, il vecchio Walt, dapprima rigido e irremovibile, scoprirà come recuperare il rispetto delle persone, perfino dei "musi gialli" e sopratutto l' amore per la vita.

Perchè GranTorino? Il titolo è tratto dal nome di un coupè della Ford, icona sportiva degli anni '70 (era l' auto di Starsky), che il nostro possiede e che tratta con cura maniacale. E proprio l'auto, sarà al centro di un evento che costituirà il punto di svolta nell'esistenza del protagonista.
Il film sfrutta un meccanismo che Clint ha dimostrato di saper usare benissimo già con Million Dollar Baby. Il duro che si scioglie e poi lacrime finali. La pellicola è sicuramente godibile e raggiunge i suoi scopi (oltrechè un discreto successo al botteghino), tuttavia debbo dire che mi aspettavo di meglio. Mi è sembrato tutto costruito con molto mestiere, con Eastwood che gigioneggia alla grande nel suo classico (e unico?) ruolo e con una sceneggiatura organizzata per commuovere.
Onesto e ben fatto, ma niente di più.
E per te? Vota il sondaggio! (ma anche no, insomma...)

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