Sempre alla ricerca di autori di racconti gialli o noir, ho seguito il consiglio del blog di Alfonso ed ho acquistato Le Teste, un racconto di Giuseppe Genna.
E' il terzo ed ultimo capitolo del ciclo da tre racconti (compreso questo) dedicati all' ispettore Lopez, disincantato e cinico ispettore della sezione investigativa della polizia di Milano.
L' ispettore si muove in una Milano contemporanea, è l' inverno del 2009 ed ha a che fare con un macabro caso che ne stravolgerà per sempre l' esistenza.
Nell' Idroscalo viene ritrovato il cadavere di un pensionato e, per caso, anche un sacchetto contenente una testa di donna. E' il via di un crescendo di avvenimenti che senza un ritmo particolarmente regolare, porteranno il protagonista (e l' autore?!) di fronte all' estremo. E' un giallo (nonostante la pretesa dell' autore di porre il racconto "programmaticamente fuori dal genere") dai molti colpi di scena, dalle originali (e ardite) trovate e che frequenta le perierie di Milano che ben conosco.
Purtroppo, soffre di molti difetti che lo rendono sconsigliabile agli amici.
La prosa. Un uso sfacciato della punteggiatura. Smodato. Eccessivo. Rendo l'idea?
La ricerca lessicale. Esoserrima. Iperbolica. Eccessiva. Rendo anche in questo caso?
Circa metà libro (un capitolo di racconto ed uno di introspezione per tutta la durata del libro) dedicato ai deliri in totale stream of consciousness dell' autore.
Decisamente pesante, al punto che quasi subito ho deciso di saltarmi le parti di delirio.
E' così che le circa 370 pagine del libro, si riducono di quasi la metà e con le buone o le cattive si riesce a portarlo a termine.
Ma io, che ho un rapporto decisamente edonistico con la lettura, non è questo che mi aspetto da un libro.
A onor del vero Alf sostiene che bisognava leggere prima gli altri due racconti dell' autore, tuttavia, temo che non cercherò di recuperare...
Per completezza di informazione, in alto ho piazzato il link alla recensione del nostro triestino preferito, il quale è stato senz'altro più generoso di me.
giovedì 5 novembre 2009
domenica 1 novembre 2009
L'amore del bandito - Ovvero delle sue conseguenze
E finalmente ho trovato il tempo per leggermi l' ultimo capitolo della saga dell' Alligatore di Massimo Carlotto.
L'amore del bandito è una storia tutto sommato ben congegnata, che traccia gli ultmi colpi di pennello sui caratteri di Marco Buratti, Max e il vecchio Rossini.
In questo episodio, il cui evolversi prende un lasso di tempo davvero ampio, circa cinque anni, accadono cose e si prendono strade, dalle quali non si potrà tornare indietro.
E sopratutto, il nostro trio affina le individualità di ciascuno e le declina in maniera diversa attraverso il rapporto di ciascuno con l' amore. L'amore del bandito. Il risultato, letale per il trio, sarà che ciascuno prenderà la sua strada.
La storia dicevo, è ben congegnata, anche se non sempre scorre lineare. Un pò come se l'autore l' avesse scritta davvero nei cinque anni che abbraccia e come se avesse talvolta avesse cambiato idea su come farla proseguire o addirittura finire. Anche i toni e le conseguenze della storia sono davvero molto più potenti delle precedenti situazioni, un pò come se ci fosse il desiderio di far giungere tutto al punto di non ritorno.
Insomma, non vorrei che Carlotto fosse vittima del tipico amore-odio che ogni tanto prende un romanziere per il suo figlio più celebre e che faticasse a trovare ispirazione per raccontarci delle avventure dell'Alligatore.
Concludendo, si legge volentieri nonostante qualche segnale ci metta in guardia sul futuro di Marco Buratti, eroe stanco e senza una donna dalla quale tornare.
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