Ho deciso qualche anno fa, che andrò a mangiare in tutti i migliori ristoranti d'Italia (e del mondo, se avanzerà tempo) e poichè la maggior parte di questi ha il difetto di costare moltissimo, me ne posso permettere uno o due all' anno.
Sabato scorso, è stata la volta del Luogo di Aimo e Nadia , luogo che oramai appartiene alla mitologia della ristorazione milanese ed italiana.
Abbiamo prenotato alle 16 del pomeriggio, o meglio, abbiamo provato a prenotare, perchè sulle prime non c'era posto e solo dopo un secondo tentativo, un'ora più tardi abbiamo ottenuto l'agognato desco.
Il ristorante è a due passi dalla fermata MM Primaticcio, al 6 di via Montecuccoli, in un anonimo palazzo di periferia, nobilitato dalle opere d'arte che giganteggiano, coloratissime, sulle pareti esterne.
All' interno, l'ambiente è elegante ma senza strafare, anzi. Non ci sono tavoli e sedie abbigliati come in altri grandi ristoranti ma "solo" ordine e -ovviamente - pulizia.
Il personale è gentilissimo e molto premuroso e dopo esserci sistemati, ci viene proposto un aperitivo.
Vai con l'aperitivo dunque! Ci viene servito uno spumante davvero buonissimo, accompagnato da due cannoli ripieni di acciughe e capperi deliziosi, nonchè un crostino con un patè di olive eccezionale.
Poi, dalla cucina arriva l'antipastino omaggio che è davvero squisito. Una purea di zucca con burrata pugliese, aceto balsamico e mandorle. Goduria.
Nel frattempo Aimo, che si sofferma placido presso tutti i tavoli, venuto a conoscenza della lucchesità di Antonella, ci dedica un pò di tempo raccontandoci la storia di alcune delle vivande che sceglie e che serve nel suo ristorante, tra cui l' olio che ci fa assaggiare con il pane fatto da loro ed il prosciuttino affumicato che fa arrivare da un amico al confine con la slovenia.
Abbiamo scelto il menù degustazione ed è il momento dell' antipasto vero e proprio. Accompagnati da un superbo bianco dell' Alto Adige: Scamponi tiepidi, scottati in infuso di verbena e menta, con fagioli bianchi di Controne con olio di olive cerasuola. Splendidi. Sarà difficile mangiare uno scampone "da battaglia" dopo aver mangiato questi.
Come primo, abbiamo chiesto una variazione sul menù. Visto che c'era il tartufo bianco e che volevamo proprio mangiarlo, perchè non approfittarne? E così, tagliolini al tartufo. Lacrime di felicità ed espressione ebete di pace e amore con il cosmo, mentre ci veniva servito un altro calice di bianco di borgogna.
Stesso vino che ci accompagnava nell' assalto ai funghi porcini fritti. Buonissimi.
Per il secondo piatto, scamone di vitellone Fassone farcito con prugne e pinoli di san Rossore in leggera panure alle erbe e agrumi, nuovo calice di Rosso delle Langhe.
Ah! lo scamone... che bontà inenarrabile, un piacere che trascende il semplice appagare del gusto.
Io che mi commuovo facile, ho messo a dura prova il mio contegno.
A questo punto, già discretamente appagato, arriva una piccola degustazione di formaggi italiani con mostarda di anguria. Buoni ma niente di indimenticabile.
Il pre dessert invece, è una granita di mela, sedano e rafano. Davvero buona ed originale.
Nuovo calice di recioto della Valpolicella e finalmente il dessert: Viola con ganache al cioccolato Sur del Lago, sorbetto al vin brulèe e salsa di uva fragola. Buono, buono davvero.
A questo punto, appagati e soddisfatti, abbiamo gettato la spugna, abbiamo rinunciato al caffè.
Ma attenzione, non ai dolcetti che ci sono comunque stati proposti ed ai quali, non abbiamo saputo resistere. Deliziosi anche questi.
Che dire?
Una serata splendida dedicata al culto del buon cibo e della buon cucina. Un culto amministrato dal "sacerdote" Aimo con sapienza e amore.
E di fronte a tanta bontà, il fedele felice, sorvola su alcune distrazioni del servizio e giustifica un conto che per pudore non voglio rivelare ma che è davvero una cifra elevatissima.
Il prezzo di una esperienza unica. Vale la pena?
Potendo, una volta nella vita, sì.
lunedì 8 novembre 2010
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